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Uno squilibrio della microflora intestinale favorisce il diabete 1

di Agnese Codignola

Da tempo si pensa che, tra le cause del diabete di tipo 1, autoimmune (che porta alla distruzione di una parte del pancreas per una serie di errori del sistema immunitario), ci possa essere anche uno squilibrio della microflora batterica intestinale. Ora una conferma arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Immunity da un team internazionale di immunologi, coordinati dal gruppo dell’Università Descartes di Parigi, che porta diversi elementi a favore di tale ipotesi.

E’ noto ai ricercatori che l’organismo, in risposta all’attacco di alcuni tipi di microrganismi, produce - oltre agli anticorpi - varie sostanze ad azione antibatterica, tra cui una famiglia di proteine chiamate catelicidine. E si è visto che queste proteine riescono a frenare anche alcune malattie autoimmuni, tra cui, appunto, il diabete di tipo 1. Le catelicidine sono sintetizzate a partire da acidi grassi prodotti dai batteri della flora intestinale, e la loro sintesi risente quindi molto della composizione della flora stessa. Da qui l’idea di capire quanto possono influire questi batteri sull’insorgenza del diabete di tipo 1. Gli esperimenti condotti dai ricercatori francesi hanno mostrato che nei topi con diabete di tipo 1 le catelicidine sono molto basse, e che se si fornisce agli animali una quantità sufficiente di queste molecole, o un giusto assortimento di batteri intestinali in grado di secernere gli acidi grassi necessari alla loro produzione, la reazione infiammatoria tipica del diabete, a carico del pancreas, risulta molto attenuata, e la malattia tende a regredire.

Nuovi esperimenti confermeranno se quella della flora batterica intestinale è una via percorribile dal punto di vista terapeutico, ma, come dicevamo, lo studio conferma che nell’insorgenza della malattia i batteri intestinali hanno un ruolo significativo (almeno negli animali). Modificando la loro composizione, forse sarà possibile limitare l’insorgenza della malattia.

Data ultimo aggiornamento 6 settembre 2015
© Riproduzione riservata | Assedio Bianco


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Tags: Catelicidine, diabete di tipo 1, flora batterica intestinale



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Lungo il fiume, in missione, parte la caccia ai nemici invisibili

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Provate a immaginare il nostro corpo come se fosse una nazione... Una nazione delimitata da lunghi confini, con poliziotti e soldati dappertutto, posti di blocco, caserme, per cercare di mantenere l’ordine pubblico e allontanare i nemici, perennemente in agguato.

Le acque dei numerosissimi fiumi e canali (i vasi sanguigni) vengono sorvegliate giorno e notte da un poderoso sistema di sicurezza. Ma non è facile mantenere l’ordine in una nazione che ha molti miliardi di abitanti, e altrettanti nemici e clandestini.

Le comunicazioni avvengono attraverso una rete di sottili cavi elettrici, oppure tramite valigette (gli ormoni e molti altri tipi di molecole), che vengono liberate nei corsi d’acqua. Ogni valigetta possiede una serie di codici riservati solo al destinatario, che così è in grado di riconoscerla e prelevarla appena la “incrocia”.

Le valigette possono contenere segnali d’allarme lanciati dalle pattuglie che stanno perlustrando i vari distretti dell’organismo e hanno bisogno di rinforzi. Fra i primi ad accorrere sono, di norma, gli agenti del reparto Mangia-Nemici (i monociti). Grazie alle istruzioni contenute nelle valigette, identificano all’istante il luogo da cui è partito l’allarme ed entrano aprendo una breccia nelle pareti.

Quando si trovano davanti ai nemici, i monociti si trasformano, accentuando la loro aggressività e la loro potenza. Diventano, così, agenti Grande-Bocca (i macrofagi). Come in un film di fantascienza, dal loro corpo spuntano prolungamenti che permettono di avvolgere gli avversari e catturarli rapidamente, dopo avere controllato i passaporti.

I nemici vengono inghiottiti, letteralmente, e chiusi in una capsula, all’interno del corpo degli agenti: una sorta di “camera della morte”. A questo punto scatta la loro uccisione, tramite liquidi corrosivi e digestivi, che li sciolgono.

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